martedì 22 giugno 2010

Il didietro di Debian


Quasi tutti sanno che Debian è il marchio di una storia d'amore, parimenti a un cuore inciso sulla corteccia di un albero, tra Debra e Ian (ndr: Deb-Ian). Un po' meno sanno che Debian è un Sistema Operativo. Quasi nessuno, invece, sa che Debian è un'esemplare democrazia dell'emisfero informatico.

Non vi voglio parlare di questo affidabile Sistema Operativo GNU/Linux1, ma vi voglio condurre fuori dalla “confezione” di questo prodotto per scoprire chi c'è "didietro".



Come ho già lasciato intendere, Debian non è il “solito” software di una Software House ma è il singolare prodotto di un'efficace democrazia informatica fondata su una propria Costituzione.
Semplificando, l'organizzazione di questa democrazia è così composta:

Dunque, direi che dietro a Debian c'è  
un affascinante “meccanismo umano” efficace ed equilibrato
in grado di donarci un prodotto riconosciuto con il sinonimo di “sicurezza e affidabilità”.

Una delle peculiarità di questo meccanismo che voglio mettere in luce è proprio il quarto punto del Contratto Sociale Debian
“Ci faremo guidare dai bisogni dei nostri utenti e della comunità del software libero. Metteremo al primo posto i loro interessi. Supporteremo le necessità dei nostri utenti di operare in molti diversi tipi di ambienti di calcolo. Non ci opporremo alle opere non libere che siano state pensate per l'uso in sistemi Debian e non richiederemo compensi a chi crea o usa queste opere. Permetteremo ad altri di creare distribuzioni contenenti sia il sistema Debian che altre opere, senza richiedere compensi. Per raggiungere questi scopi, forniremo un sistema integrato di materiali di alta qualità senza alcuna restrizione legale che limiti qualsiasi uso del sistema.”

Da queste parole potrei infine affermare che Debian è
l'impegno di alcuni per l'interesse di molti.

Ed è proprio quello che tutti si auspicano da una democrazia politica, ma che nessuno avrebbe pensato di vederla applicata in un ambito particolare come quello dei software.


Non vi voglio tediare, da Programmatore potrei continuare a parlare di Debian con noiose parole e un eccitato tono di utilizzatore soddisfatto, ma, per la vostra salute, ho pensato di far dire queste noiose parole direttamente dall'attuale Debian Project Leader: Stefano Zacchiroli, in arte Zack.






Intervista al didietro




Scambio di saluti nel salottino di More+

D: Benvenuto Zack. So che sono il milionesimo intervistatore (...ho vinto qualcosa?) e so anche che il mio salottino non è accogliente, e che forse avrei dovuto almeno svuotare i cassonetti della raccolta differenziata sui quali ti ho fatto sedere, ma spero che il tener acceso il mio notebook per fare pubblicità occulta a Debian, mentre siano in diretta da questo sottoscala, possa accattivare la tua benevolenza.

R: Senza ombra di dubbio. Inoltre trovo molto più comodi i cassonetti della raccolta differenziata che non le ormai desuete poltrone in pelle umana Fantozziane (ma non nego che l'effetto placebo possa giocare un ruolo importante nella mia preferenza tra le due ...).
Ah, dimenticavo: no, non hai vinto nulla, però se proprio insisti posso assegnarti una decina di Release Critical bug da risolvere per aiutare il rilascio di Debian Squeeze, che ne dici?




D: Beh, diciamo che se non mi passerete alcun codice avrete preventivamente risolto molti più Release Critical Bug ;-)
Ovviamente non perderò tempo a farti le congratulazione per la tua recente nomina di “Pezzo da 90 di Debian” (Debian Project Leader) perché, dopo la milionesima volta, ritengo di avere il vantaggio di non sembrare ingessato con delle frasi cerimoniose. Quindi passerò subito a farti la domanda che tutti vorrebbero farti:
sei italiano, vivi a Parigi, sei appena stato eletto “presidente” e la Bruni ha da poco attraversato un momento di crisi, ritieni, dunque, che Carla possa finalmente cambiare Sistema Operativo?


R: E chi ti dice che Carlà (l'accento, da queste parti, è fondamentale!) non utilizzi già Debian o magari una delle 120 distribuzioni GNU/Linux basate su di essa? Quando mi ha telefonato per farmi i complimenti, mi ha rivelato che da tempo svolgono periodici Linux Installation Party in quel dell'Eliseo.
Purtroppo non tutto il paragrafo precedente risponde a verità, ma la penetrazione e la conoscenza del software libero tra i Franciliens (ovvero gli abitanti dell'Ile-de-France: la regione che ospita la città di Parigi) è impressionante, se paragonato alle mie memoria di conoscenza del software libero nella città di Bologna, che pure non era un fanalino di coda in Italia.

Non voglio tediare i lettori con dati e cifre, ma qua nella "piccola Bari" si respira software libero molto più che in Italia.




D: Ho visto (purtroppo soltanto virtualmente) la mostra Imparare la Scienza - Fascino e genialità negli strumenti antichi in memoria di tuo padre, dire che sia affascinante è dir poco; conoscere, costruire e usare quegli strumenti ci permette di ricordare il grande ingegno e l'abilità degli uomini. Sulla scia di questa mia ammirazione non ho potuto non riflettere sull'informatica come scienza. Questa è una scienza comune, sottovalutata e povera di fascino per l'utente, eppure anch'essa si presta benissimo ad esprimere l'ingegno e l'abilità degli uomini ma, agli occhi dei più, è priva di consistenza, è soltanto un abile mosaico di 1 e 0 (bit) da usare per piastrellare il garage. Credi che avrebbe un valore culturale collezionare i sorgenti dei software oppure ritieni che l'operato di noi Programmatori rimarrà per sempre un mero consumabile virtuale?


R: Innanzitutto complimenti per avere recuperato il link al catalogo on line della mostra! Detto ciò bisogna fare un po' di ordine tra scienza, tecnica e programmazione.

Nel mio piccolo, sono uno scienziato che si occupa della scienza dell'informazione e della computazione, ovvero di informatica (in inglese-americano "Computer Science"). Tale scienza è molto di più che il mero uso di un calcolatore (differenza che i corsi di laurea in Informatica italiani hanno parecchie difficoltà a veicolare come messaggio ai loro futuri studenti). La scienza dell'informatica si occupa di studiare i fondamenti del funzionamento e dei limiti insuperabili di un calcolatore, nonché le tecniche pratiche di come usarlo al meglio. La programmazione per se, non è una scienza, è piuttosto una tecnica, sebbene sia indubbiamente la più nota tra le tecniche studiate dall'informatica.

Tutto ciò premesso, la programmazione ha creato sia comunità (di geek) e dato vita a forme d'arte contemporanee. Questi aspetti la rendono interessante sia da un punto di vista sociale che da un punto di vista culturale e artistico. C'è quindi bisogno di collezionare sorgenti software per assegnare loro, probabilmente in futuro, un valore culturale? Certamente sì. Il bello è che per ora non serve farlo esplicitamente: sta semplicemente già accadendo ed è tutto merito del software libero che ha reso visibili i sorgenti che una volta erano nascosti (e che probabilmente si perdevano). In questo senso, il software libero ha già contribuito a formare il patrimonio culturale dell'era dell'informazione.




D: Essendo io un utente che, dopo diversi sistemi Operativi, si è accomodato e rilassato definitivamente con Debian, non riesco e non posso muovervi delle critiche. Però, essendo per natura molto... (sto cercando un sinonimo elegante per definirmi) “cerco l'ago nel pagliaio per fare le pulci a un cammello passato dalla cruna di un ago”, afferro le corna del toro per dirti che Debian ha un innato pessimo gusto artistico. Ecco, l'ho detto. Non c'è traccia di una “mano artistica” in Debian, l'unico exploit degno di nota è l'aver sostituito la progress bar blu di OpenOffice con una color magenta (che io riporto a blu: poi ti spiego come si fa ;-) ). Vorrei evitare di parlare dei temi grafici del Bootsplash (l'avvio del computer in modalità grafica) perché non saprei come descriverli, forse per questo di default si usa l'avvio testuale. Insomma, perché Debian si "ostina a ignorare" questo futile piacere e vezzo che molti utenti classici e poco nerd desiderano proiettare sul loro monitor?


R: Tsk tsk tsk, troppo facile. Insomma, fammi capire, finché si parla di contributi tecnici, la democrazia, l'apertura e la partecipazione in Debian vanno bene, poi quando si passa a contributi grafici ci si lamenta che non esistono? E no! Il software libero è di tutti, Debian è di tutti e la responsabilità di cosa è migliorabile, anche graficamente, va condivisa con tutti, compresi (ma direi soprattutto) coloro i quali hanno abilità grafiche e non le donano a Debian.
Pensandoci un attimo, non è per nulla sorprendente che distribuzioni supportate da aziende, e guidate con politiche aziendali, riescano meglio di Debian ad essere "belle da vedere". Per loro la bellezza estetica è una parte fondamentale del marketing, il marketing porta più utenti e più utenti portano (indirettamente) più soldi. Quindi ha senso investire risorse (leggi: denaro in stipendi) per migliorare l'aspetto grafico della distribuzione.
Una comunità volontaria come Debian fa marketing con modalità assolutamente best-effort, inclusa la grafica. Se all'interno della comunità ci sono artisti che migliorano la parte grafica, allora Debian potrà essere tanto "bella" quanto i concorrenti commerciali; se invece non ci sono, ciò non potrà accadere.
Personalmente, credo nell'utilità di tale forma di marketing e faccio del mio meglio per dare risonanza alle nostre iniziativa in tale senso; ad esempio abbiamo recentemente lanciato lo Debian Squeeze Artwork Contest. Parimenti, ho intenzione di lanciare un dibattito per permettere di avere membri ufficiali del progetto Debian che mancano di abilità di pacchettizzazione, ma che dispongono di abilità grafiche che contribuiscono al progetto. Più di così però non possiamo fare: per migliorare possiamo solo attendere che qualche volontario con capacità grafiche si rimbocchi le maniche e migliori la grafica di Debian. Magari tu potresti essere uno di questi, magari a partire dalla barra di OpenOffice!




D: Se un utente volesse esprimere la propria gratitudine per il magnifico prodotto che Debian ci dona, come potrebbe farlo? Da noi c'è l'usanza di tirare il collo a un pollo e regalarlo, in tal caso a chi lo si dovrebbe spedire? Inoltre, dato che i Debian developers sono più di 1000 e le cosce del pollo sono solo due, chi è che le mangerebbe?


R: Sebbene Debian sia un progetto di volontari, la vita ordinaria del progetto costa risorse e denaro. Per contribuire a Debian si può quindi donare denaro o attrezzature; tutti i dettagli si trovano sul nostro sito web.
Nel caso italiano, si può donare a Debian attraverso l'Associazione Software Libero, specificando nella causale che la donazione è per Debian.
Il modo in cui viene usato il denaro donato a Debian è trasparente, si possono seguire le nostre spese consultando i bilanci on-line delle varie associazioni che "ospitano" il denaro di Debian, a partire dalla pagina http://wiki.debian.org/Teams/Auditor/Organizations . In generale, le voci di spesa più comuni nel bilancio delle uscite sono: sponsoring per partecipazione a conferenze / hack session di sviluppatori Debian (non c'è niente di più produttivo che raggruppare un gruppo di hacker assieme per qualche giorno, dando loro connettività Internet e caffè!) e acquisto di hardware.




D: Ed ecco la domanda cruciale: vista la tua carica, credo che tu abbia accesso al "Grande Libro dei misteri di Debian", pertanto mi piacerebbe che svelassi i tre più grandi misteri:
1) Perché c'è una Swirl sotto il mento di Buzz?

2) Perché sul vestito di Pinky Dinky Doo c'è una Swirl?

3) Perché la coda del mio affezionato meticcio disegna una Swirl?

    R: Ho accesso al libro infatti, ma purtroppo è un testo segreto, quindi cerca di capirmi: non posso rivelare troppo!
    Per quanto riguarda Pinky Dinky Doo, non ne ho la più pallida idea (o magari non posso rivelare il vero motivo ...), ma la swirl di Debian è in realtà abbastanza semplice da ottenere con un programma di foto ritocco, non sarebbe la prima volta che altre entità generano per caso (dicono loro ...) la nostra swirl.
    Per quanto riguarda invece Buzz, rumors dicono che sia un tributo / easter egg di Pixar a Debian a seguito della nostra scelta di naming delle release Debian; non a caso Bruce Perens (Debian Project Leader emerito) fu un programmatore di punta nel team Pixar che sviluppò Toy Story 2. (Io chiaramente so per certo la fondatezza o meno di tali rumors, ma non è che possa rivelarli così, senza che almeno una trentina di Release Critical Bug siano risolti in cambio dell'informazione!)





    D: Grazie Zack per aver onorato questo salottino. Spero che dopo questo scambio costruttivo di parole tu possa assaggiare la coscia del pollo di un utente e noi scoprire che la prossima testing sarà arricchita da un rinnovato brio artistico.


    R: Sarà certamente così, grazie ai contributi artistici tuoi e di tutti gli altri artisti e Debian-entusiasti che hanno seguito questa intervista!


    Maggiori informazioni


    - Sito ufficiale di Debian www.debian.org

    - Debian Live:  per scaricare l'immagine dei CD di Debian in grado di essere avviato ed eseguito senza richiedere l'installazione su hard disk

    - Guida all'installazione di Debian su un comune PC (Intel x86)

    - 10 modi per contribuire al progetto Debian

    - Fare una donazione a Debian

    - Debian Women Project




    Note:


    1 con i suoi 33000 pacchetti software, Debian va oltre la canonica definizione di "Sistema Operativo"

    5 commenti:

    1. Ma insomma potevi risolvere qualche bug piuttosto che calarti nei panni ( spero saranno larghi..boh !) di un Maurizio Costanzo dal senso estetico esasperato...
      Cmq si attendono sviluppi su questo blog ..
      e complimenti per l'intervista al Debian Project Leader
      Ciao !

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    2. Scusa la domanda pressante, ma adesso che Ian Murdock si è risposato, la distribuzione cambierà nome? Cambierà nome anche qualora una sua futura sposa sia una cinese di nome Mink?

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    3. Il primo amore non si scorda mai,
      e poi IanMink non è un nome foneticamente accettabile per un OS... forse bisognerebbe invertire la composizione, o forse la Mink sposerà te, caro Iata ;-)

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    4. Da orgoglioso barese non ho potuto che commuovermi alla citazione della nostra cara perla: Parigi = "Piccola Bari". E io che credevo fosse tramandata dai nostri avi solo qui nei paraggi! ^_^
      Complimenti per la splendida idea intervista, e per il modo in cui è stata svolta.
      Complimenti sentiti anche a Zack per l'ottimo lavoro che sta svolgendo in questi primi giorni del suo mandato.
      Grazie!

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